Il negozio IVO MILAN è situato a Padova nella centralissima Via S. Lucia, in una casa romanica anteriore al 1000, l’edificio civile più antico della città. Con il commercio di tessuti, nel 1896, cominciò l’attività il bisnonno di Orlando, l’attuale proprietario. Seguirono il figlio Modesto, poi il figlio di Modesto, Ivo (il padre di Orlando), che nel 1945 diede il proprio nome al negozio per differenziarlo da quello dei fratelli che a loro volta, nel solco della tradizione familiare, avevano aperto attività con i propri nomi. Ora con Sari, la terza figlia di Orlando, la storia della IVO MILAN continua ed è giunta alla quinta generazione.
Di norma ad aziende “antiche” si associano criteri di lavoro dai ritmi tranquilli, all’insegna della ripetizione consuetudinaria dei soliti gesti, con l’arredamento rigorosamente “d’antan”, o tutto bianco, un po’ impersonale, ma che fa tanto moderno, con i soliti prodotti rassicuranti, le vetrine bon ton e una clientela un po’ conservatrice. Ecco, IVO MILAN non è niente di tutto questo. Il negozio oggi vende solo abbigliamento per donna. Lo spazio è diviso in due piani ed occupa complessivamente una superficie di 250 mq. All'interno tutto è giocato intorno ad una linea guida precisa: nulla deve essere di serie, tutto deve essere diverso da ciò che si vede abitualmente. E questo principio vale per l'arredamento, ma anche e soprattutto per la selezione degli abiti posti in vendita. Infatti, alla diffusione limitata dei marchi si unisce il criterio particolare in base al quale vengono scelti. Un criterio che tiene conto delle sollecitazioni di una ristrettissima clientela di Padova, molto colta e indipendente nel giudizio da condizionamenti di stampa e televisione, interessata solo a ciò che è davvero speciale, autenticamente creativo se non addirittura a forte valenza artistica.
Ma tutto ciò non è accaduto per caso. Infatti, se Padova è diventata capitale mondiale del gioiello d'arte contemporanea lo deve certamente ai suoi maestri orafi, alle sue scuole, ma anche alla sensibilità di coloro che per prime hanno saputo comprendere e sostenere quel nuovo linguaggio che adottando forme astratte, segni concettuali e utilizzando talvolta addirittura materiali poveri o di riciclo, faceva piazza pulita dei modelli più classici, più o meno ispirati alla tradizionale gioielleria italiana, francese e inglese, sfavillante d'oro, platino e perle preziose. Non è stata una rivoluzione da poco. E non si è nemmeno trattato del solito principio d’emulazione che regola il rapporto tra città di provincia e metropoli. Il filo rosso che collega Padova al suo straordinario passato non si è ancora interrotto.
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